Tecnica: lo scappamento, croce e delizia
Approfondimento sul gruppo più “sensibile” in Orologeria.
No avrà il fascino del tourbillon o del sistema di calendario perpetuo, tanto per fare due esempi ma l’insieme meccanico dello scappamento è ancora oggi ciò che discrimina tra un orologio di pregio e uno dozzinale.
Si tratta infatti la parte più delicata in senso tecnico-scientifico del segnatempo meccanico: quella che provvede a trasformare il moto rotatorio del ruotismo in movimento oscillatorio. Il trait d’union tra meccanismo in senso lato e bilanciere.
Lo scappamento è stato determinante nell’evoluzione orologiera, nelle sue varie fasi. Vediamo allora in cosa consiste e come è cambiato attraverso i secoli.
Innanzitutto va precisato che le categorie di scappamento sono tre: scappamento a rinculo, scappamento a riposo e scappamento libero. Le prime due categorie appartengono al passato. Si riferiscono allo scappamento a verga e a quello a cilindro.
Scappamento a rinculo
Consiste in pratica nello scappamento a verga o a ruota di riscontro. In questo caso la ruota di scappamento ha dentatura a “corona”, con denti inclinati che movimentano attraverso due palette contrapposte una barra che attraversa la ruota stessa al centro in modo longitudinale. Viene utilizzato negli orologi di grandi dimensioni, specialmente quelli da torre. Una versione che prevede l’uso del bilanciere si trova in orologi antichi da tasca, detti “verge fuseé” e che in molti casi utilizzano anche la conoide. Quest’ultimo accorgimento per limitare l’errore di isocronismo.
Scappamento a cilindro
Lo scappamento a cilindro si può ancora oggi ammirare in vecchi segnatempo da tasca. Consiste in una ruota di scappamento con denti distanziati che si innalzano verticali per incontrare direttamente il dito dell’asse, all’interno della parte cilindrica dello stesso. I più antichi impattano direttamente nell’incavo, senza necessità del dito. Fu un sistema senza dubbio rivoluzionario che prese vita più di due secoli fa, ma che lasciava spazio all’approssimazione influenzando, come abbiamo accennato, l’isocronismo.
Scappamento libero
La vera svolta tecnica si ebbe con l’introduzione dello scappamento libero. Ne esistono di due tipi: lo scappamento “à détente” e quello ad àncora, che è il più diffuso.
La novità consiste nel controllare a la ruota di scappamento attraverso un altro componente, liberandone lo scorrimento controllato in funzione dell’oscillazione del bilanciere. Viene denominato scappamento libero perché consente al bilanciere di compiere liberamente il suo arco supplementare. In quello a cilindro infatti, il bilanciere non compie percorso morto limitando il numero di gradi dell’angolo di oscillazione.
Scappamento à détente
Nello scappamento à détente il plateau del bilanciere è ancora a contatto con la ruota di scappamento, ma una molletta terminante a uncino va a interagire su un altro piccolo dito posto anch’esso sul plateau e sfalsato rispetto al primo di quasi 90°.
Scappamento ad àncora 
La vera rivoluzione si ebbe però con quello che ancora oggi è lo scappamento più utilizzato in assoluto: lo scappamento ad àncora. Un componente a tre bracci si frappone tra ruota di scappamento e bilanciere. I due bracci posteriori si alternano nel controllare la ruota di scappamento attraverso due lips inclinate, quasi sempre in rubino. Ne sorte un movimento una volta verso destra ed una verso sinistra. Il terzo braccio terminante a “forchetta” fa oscillare il bilanciere influenzandone il plateau.
Scappamento coassiale
Una variante del meccanismo ad àncora tradizionale è stato introdotto da Omega con il suo “coassiale”. Si tratta di una modifica dello scappamento tradizionale che continua ad utilizzare l’àncora ma ne riduce gli attriti grazie ad una disposizione su più piani dei contatti con la ruota di scappamento.
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