Seconda parte della storia di Longines
Superato brillantemente il durissimo periodo post-bellico, e sull’ onda lunga dei successi maturati, la manifattura Longines produce negli anni ’50 ancora dei piccoli gioielli di tecnica, e si concentra particolarmente sui movimenti manuali e sugli automatici.
Nel 1953 contatori Longines sono utilizzati come strumenti di alta precisione sul batiscafo Trieste di Picard, e con esso raggiungono 3.150 metri di profondità.
Recentemente la casa ha prodotto per pochi appassionati un orologio commemorativo dell’evento.
L’anno successivo, e quindi nel 1954 l’Osservatorio di Neuchatel ha certificato che su un orologio Longines posto sotto controllo per 24 ore, non si era rilevato alcun errore di marcia.
E’ del 1955 il calibro, 30L che sarà il cavallo di battaglia della maison per molti anni.
L’anno successivo Longines propone un calibro automatico di forma vagamente ovale sulla quale la circolarità della massa oscillante crea un contrasto piacevole per il gusto estetico dell’epoca.
Si tratta del calibro L14.17 che suggerisce con il suo nome le dimensioni adottate (mm. 17×14,2).
Ma la novità tecnica è costituita dal numero delle alternanze/ora che risultano 19.800.
Da alcuni anni Longines si serve del sistema incabloc per conferire solidità e affidabilità alle sue creazioni, ma in questo caso lascia trasparire quelle che saranno le scelte future della casa, privilegiando il piacere della vista con l’utilizzo di una racchetta a collo di cigno.
Da questo momento e per ben 11 anni, Longines produrrà solo automatici a 19.800 alternanze, alcuni dei quali, come vedremo, hanno segnato la loro epoca.
Nel 1958 con i calibri L290 e L291, i rubini inseriti nei ponti e nelle plattine sono diventati 24.